Padova (lunedì, 24 marzo 2025) — Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, durante un intervento a Venezia, ha aperto alla possibilità che le elezioni regionali in Veneto possano slittare dalla finestra autunnale di quest’anno alla primavera del 2026. L’ipotesi ha suscitato una dura reazione da parte del Partito Democratico, che considera le dichiarazioni del ministro gravi e in contrasto con la normativa nazionale.
di Virginia Spennacchio
Piantedosi ha sottolineato che la decisione spetta all’autonomia regionale, evidenziando che il Veneto prevede una finestra di voto primaverile. Il governatore Luca Zaia, da parte sua, ha parlato di una «dicotomia tra legge nazionale e regionale da chiarire», affermando la necessità di approfondimenti giuridici sulla questione. Se confermata, la proroga consentirebbe alla sua amministrazione di rimanere in carica durante le Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Uno scenario simile potrebbe verificarsi anche in altre regioni, come Campania e Puglia, guidate rispettivamente da Vincenzo De Luca e Michele Emiliano.
Le parole di Piantedosi hanno però acceso il dibattito politico. La capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Vanessa Camani, ha definito la proposta contraria alla Costituzione, che stabilisce una durata fissa di cinque anni per le legislature regionali. Ha inoltre ricordato che sia la Corte europea dei diritti dell’uomo che la Commissione di Venezia hanno sempre contestato modifiche arbitrarie sulla durata dei mandati, ritenendo la prevedibilità della data del voto essenziale per la democrazia.
Camani ha poi ipotizzato che le dichiarazioni del ministro siano rivolte più al contesto interno della Lega, in vista del congresso, che a un’effettiva volontà di applicare una norma giuridica solida. Tuttavia, ha ribadito che un eventuale rinvio senza valide motivazioni sarebbe illegittimo e contrario ai principi democratici.
Last modified: Marzo 24, 2025