Venezia (mercoledì, 9 aprile 2025) — Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin, ma i giudici della Corte d’Assise di Venezia hanno motivato la sentenza, sostenendo che le 75 coltellate inflitte alla giovane non siano state segno di crudeltà, ma piuttosto l’atto di un uomo inesperto e privo della competenza necessaria per infliggere colpi più efficaci.
di Virginia Spennacchio
L’aggressione, durata circa 20 minuti, è stata definita come una dinamica concitata, in cui Turetta ha prolungato l’agonia della vittima per nascondere il corpo e ritardarne il ritrovamento, ma non per infliggerle sofferenza intenzionale. La scelta di nascondere il corpo è stata considerata accurata dai giudici, ma non sufficiente a configurare l’aggravante di crudeltà.
La Corte ha sottolineato che Turetta non aveva intenzione di arrecare sofferenza aggiuntiva, ma piuttosto ha continuato a colpire in modo rapido e quasi cieco, rendendosi conto della morte di Giulia solo quando il suo colpo aveva colpito l’occhio della vittima, facendogli provare un’impressione molto forte. La dinamica dei colpi, rapidi e concitati, non è stata ritenuta frutto di una deliberata volontà di infliggere dolore, ma piuttosto di un’azione impulsiva e non esperta.
Motivazione dell’omicidio: secondo i giudici, Turetta ha agito per non accettare l’autonomia di Giulia e la sua libertà di autodeterminazione, elementi che hanno portato a una condanna senza attenuanti. I giudici hanno definito il suo gesto come «abietti motivi di arcaica sopraffazione», ritenendo l’omicidio motivato da intolleranza verso la libertà della giovane donna.
Last modified: Aprile 9, 2025