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Banca Etica al bivio: soci divisi tra continuità e cambiamento. Al centro del dibattito i rapporti con le banche armate e la governance

Padova (venerdì, 11 aprile 2025) — Si accende il confronto interno a Banca Etica in vista dell’assemblea del 17 maggio. Due le liste in campo per guidare l’istituto di finanza etica: da una parte la Lista Partecipativa, sostenuta dall’attuale vicepresidente Aldo Soldi; dall’altra Restart, con in prima linea l’ex direttore generale Alessandro Messina.

di Virginia Spennacchio

Oggi, nella sede padovana della banca, si è tenuto il terzo dei quattro dibattiti pre-assembleari. Al centro dello scontro, non solo la visione sul futuro della banca, ma anche accuse incrociate su governance, trasparenza e coerenza con i principi fondativi dell’istituto.

La Lista Partecipativa, che gode dell’appoggio di realtà come Arci, Agesci, Legacoop e Oxfam, rivendica la bontà dell’attuale gestione e sottolinea la crescita degli indicatori economici: +4,4% negli impieghi e +4,6% nella raccolta diretta nel 2024. «Non serve ripartire da zero – dichiara Soldi – ma proseguire con maggiore partecipazione e attenzione ai territori».

Molto più critica la lista Restart, che denuncia la scarsa trasparenza su decisioni strategiche e una distanza crescente dai soci. Messina punta il dito contro la presenza di “banche armate” – come Banco BPM, BPER e Banca Popolare di Sondrio – tra gli azionisti di Etica Sgr, la società di gestione del risparmio del gruppo, nonché contro presunti conflitti d’interesse legati all’acquisizione della società IMPact.

«Non si tratta solo di investimenti – spiega Messina – ma di una visione di governance che rischia di snaturare la missione originaria della banca». Tra le proposte di Restart: introduzione di strumenti tecnologici come blockchain e DAO per aumentare la partecipazione, e il lancio di nuovi prodotti finanziari etici per le PMI.

Sul fronte del credito, Messina accusa una riduzione dei prestiti al terzo settore. Soldi replica: «Il nuovo piano strategico 2025-28 prevede una crescita complessiva del credito del 35%, con particolare attenzione proprio alle realtà non profit».

Il dibattito si conferma acceso e centrale per il futuro dell’istituto, nato per proporre un modello alternativo al sistema bancario tradizionale. E a un mese dalle elezioni, la sfida si gioca tutta su un filo sottile tra identità, coerenza e sviluppo.

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Last modified: Aprile 11, 2025
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