Scritto da 7:12 pm Attualità

Attualità. Carcere femminile, la Giudecca. Un patto tra magistrati e mariti

La Casa di reclusione La Giudecca, Venezia
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Uno dei pochissimi carceri femminili d’Italia.
La Casa di reclusione si trova in un antico monastero fondato nel XII secolo.

di Domizia Di Crocco


Dal 1600 per un periodo ospizio gestito dalle suore per prostitute.

Il carcere femminile della Giudecca a Venezia è un posto diverso : non sembra una prigione!

Sulla facciata c’è una targa in latino in cui si parla di Santa Maria Maddalena penitente, delle donne convertitesi a Dio dalla bassezza dei vizi e delle suore che nel 1859 ricevettero dal governo austriaco l’incarico di gestire gli istituti carcerari in generale.

In Italia le donne detenute rappresentano stabilmente tra il 4 e il 5 per cento della popolazione carceraria.

Tra 54 mila persone recluse 2.107 sono donne di cui 1.267 hanno condanne definitive: 790 sono straniere. La maggior parte delle donne carcerate si trova in 52 reparti isolati dentro penitenziari maschili; in molti casi le detenute sono lontane dalle famiglie, hanno problemi di salute particolari e i loro bisogni specifici, correlati ai bisogni dei loro figli, vengono spesso ignorati.

L’ordinamento penitenziario disciplina la carcerazione delle donne solo in due commi all’articolo 11 relativo alla sola condizione della maternità.
Le detenute hanno poche possibilità di accesso alle attività lavorative.

Gli istituti penitenziari destinati in modo esclusivo alle donne in Italia sono cinque.

Alla Giudecca ci sono 78 donne, di cui il 73 per cento ha condanne definitive.

Il carcere ne può accogliere poco più di un centinaio: 42 sono italiane, 36 straniere di 14 nazionalità differenti.

Nel suo interno i lavori ordinari sono gestiti dall’amministrazione e poi troviamo una lavanderia, una sartoria, un laboratorio di cosmetica e un orto speciale, meta di visite curiose da parte di giornalisti, fotografi e registi.

Le stanze sono ordinate e pulite e si tende a riportare nella stanza l’ambiente della propria casa.

Dal 2013, a Venezia è attivo un ICAM, un Istituto a Custodia Attenuata per Madri detenute in cui vivono 9 donne e 5 bambini (alcune di loro sono incinte).

Alla Giudecca quasi tutte le detenute lavorano, perché c’è una sezione speciale per le madri : la legge lo prevede . È una carcere diverso perché è solo per donne!

I reati commessi dalle persone qui dentro hanno una fortissima componente affettiva e molte delle condanne più lunghe nascono da un patto : c’è chi usa la legge e chi invece la applica!

Il 26 per cento delle donne che si trovano alla Giudecca è formalmente in carico al Ser.D. (il Servizio per le dipendenze), mentre il 33 per cento è seguito dal servizio di psichiatria. I reati commessi sono i più diversi, in generale alla Giudecca vengono inviate le donne che devono scontare condanne elevate.

In molti casi le condanne elevate nelle donne hanno una spiegazione con l’articolo 146 del codice penale che recita : l’esecuzione di una pena, che non sia pecuniaria, è differita se deve aver luogo nei confronti di una donna incinta o se deve aver luogo nei confronti di madre di infante di età inferiore ad anni uno.

In un documento fatto dalle donne della Giudecca in occasione degli Stati Generali del ministero della Giustizia c’è scritto che nei loro confronti non c’è nessuna prevenzione, nessuna tutela, nessuna assistenza. Parlano di uno strano patto tra magistrati e mariti: i primi rispettano la legge, i secondi la usano e loro sono vittime del sistema.

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Last modified: Febbraio 14, 2024
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