PADOVA (sabato La crisi abitativa a Padova è diventata un grido d’allarme sempre più acuto. I comitati degli inquilini delle case popolari denunciano una situazione critica, caratterizzata da una serie di problemi che minacciano il diritto fondamentale alla casa. Ater, l’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale, è al centro delle critiche, accusata di non fornire le necessarie manutenzioni e di avviare procedure di sfratto contro migliaia di famiglie in difficoltà.
Di Daniel Caria
Secondo quanto riportato dai comitati, ben 3.320 famiglie, corrispondenti al 21% degli assegnatari, rischiano lo sfratto a causa dell’accumulo di debiti derivanti principalmente da spese esorbitanti causate dalla mancanza di manutenzione e dalla vetustà degli impianti. Questa situazione è aggravata dalla scarsa trasparenza nella gestione degli alloggi da parte di Ater.
La mancanza di dialogo da parte della dirigenza di Ater Padova viene evidenziata come una delle principali problematiche. Mentre le famiglie affrontano la minaccia dello sfratto, il presidente di Ater sembra ignorare le richieste di incontro avanzate dalle rappresentanze degli inquilini. Invece di cercare soluzioni concrete per affrontare la crisi abitativa, Ater ha stanziato fondi per avviare procedure legali contro le famiglie in difficoltà, con la previsione di sfrattarne almeno 40 entro la fine del 2024.
I comitati sottolineano anche le discutibili priorità finanziarie di Ater. Nonostante la situazione critica degli alloggi e il crescente numero di famiglie senza casa, Ater prevede utili significativi nel proprio bilancio, che potrebbero essere utilizzati per effettuare le necessarie manutenzioni. Il numero di alloggi sfitti continua a crescere, mentre i lavori di sistemazione sembrano essere fermi o inesistenti, come nel caso dei 63 alloggi nel Quartiere Caduti della Resistenza, rimasti vuoti da oltre un anno e mezzo senza alcun segno di intervento.
I comitati respingono inoltre l’idea che la lunghezza delle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi sia dovuta alla recente sentenza della Corte Costituzionale riguardante il requisito della permanenza in regione. Secondo loro, questo è solo un pretesto, mentre la vera causa risiede nella mancanza di investimenti nel settore dell’edilizia residenziale pubblica.
Last modified: Maggio 11, 2024